L’astronauta italiano durante la sua prima conferenza stampa dalla stazione spaziale: “Rispetto a sei anni fa i deserti sono avanzati e i ghiacci si sono ritirati”
Antonio Lo Campo 29 Luglio 2019
«Andare sulla Luna? E' un sogno, certo che mi piacerebbe andarci. Si prevedono i primi sbarchi del ritorno alla Luna nel 2025. Anche come età potrei ancora fare in tempo...». Luca Parmitano parla dall'orbita terrestre, a circa 400 chilometri dalla Terra. Ha 43 anni e quindi ha ancora diversi anni di carriera davanti a sé come astronauta. La partenza della sua missione sulla Sojuz MS 13 è avvenuta lo scorso 20 luglio, proprio nel 50° anniversario del primo sbarco lunare. E ha dato il nome “Beyond” (“Oltre”) alla sua missione che, come appare dallo stemma, guarda al futuro oltre l'orbita terrestre, a Luna e Marte.
AstroLuca (questo il suo nome twitter) ha tenuto oggi pomeriggio la prima conferenza stampa dallo spazio. Ci ha parlato in collegamento con il Museo della Scienza e della Tecnica di Milano, dapprima in posizione verticale, e poi, per tenersi più comodo poggiando i piedi su un mancorrente, in orizzontale: «Vi piace questa posizione?» ha detto scherzando Luca a giornalisti e rappresentanti dell'Agenzia Spaziale Europea (di cui fa parte come astronauta) e dell'Aeronautica Militare Italiana (di cui è tenente colonnello).
«E' la prima settimana in orbita - ha detto Luca che tornerà sulla Terra il prossimo febbraio - e l'attività è già intensa. Come ad esempio scaricare quintali e quintali di materiali dal cargo automatico che ci ha raggiunto da poco».
«E poi c'è l'attività scientifica - aggiunge l'astronauta catanese - Per darvi un'idea, un altro astronauta ora, nell'altro modulo, sta lavorando ad un processo 3D di ricostruzione di tessuti biologici».
«Avremo molto da fare. Lavoreremo su almeno 250 esperimenti scientifici, molti dei quali europei, e sei dei quali italiani con il coordinamento dell'Agenzia Spaziale Italiana - dice l'astronauta italiano dell'Esa - I settori? Soprattutto studi e test sul sistema neurologico e neuro-vestibolare».
«Come ho trovato la Terra dopo sei anni? Meno bene, di sicuro. Ai miei occhi c'è stato un peggioramento causato dal riscaldamento globale del pianeta Terra. Dalla Stazione Spaziale ne noti i dettagli e i risultati scientifici lo confermano. Deserti che avanzano, ghiacci che si sciolgono… è un problema cui va posto rimedio quanto prima. E chi guida le nostre nazioni deve fare di tutto se non per invertire questa situazione, quanto meno per rallentarla».
Le domande per Luca Parmitano sono molte. La “finestra” è di soli venti minuti, per il passaggio orbitale tramite collegamento via satellite, ma Luca risponde un po' a tutti, anche a domande divertenti: «Una freddura o barzelletta qui a bordo? Con tutto il materiale trasportato dal cargo Dragon, e tutto ciò che già si trova sulla Iss, diciamo che “qua nello spazio non abbiamo spazio”».
Nella seconda parte della sua missione di sette mesi, Luca diventerà il comandante della Iss. Primo italiano e solo terzo europeo: «Il mio ruolo, da fine settembre, sarà di coordinare e facilitare il più possibile l'intenso lavoro a bordo» dice.
Passeggiate spaziali? «Ne è prevista una a breve - dice – che non effettuerò io ma altri due astronauti che io aiuterò nella vestizione degli scafandri e nelle attività preparatorie prima dell'uscita. Ma nei 203 giorni vi sarà molto da fare, e potrei effettuarne alcune in seguito, e spero di effettuarle».
Il grande apparato scientifico Ams-02 infatti, per studi di cosmologia, montato all'esterno della Iss, richiede manutenzione e diverse attività extraveicolari, e potrebbe essere questo uno dei compiti di Parmitano per possibili uscite esterne alla stazione.
E poi, una risposta che sembra quasi una richiesta: «Appena sono tornato in orbita e sulla stazione, non ho avuto problemi. Mi sono sentito persino meglio rispetto alla missione del 2013. Sto bene, e mi sto di nuovo divertendo a “giocare” con l'assenza di peso. L'unica cosa che mi manca è un buon caffè...».
La Stampa.it - Fonte: La Stampa - Data: 29 Luglio 2019 - Autore: Antonio Lo Campo